sabato 15 dicembre 2007

Sono un homeless, un senza casa

Questa è l'intervista al Dalai Lama pubblicata oggi da Repubblica. E' molto bella, pacata e serena. Ma anche amara quando dice che si sente un homeless, un senza casa da 50 anni. Sono gravi le cose che dice e, come sempre, meschina la figura fatta dai politi italiani e dal Papa. Sorprendente quando si dichiara metà buddista e metà marxista. E richiama il mondo alla responsabilità morale di riportare la Cina nell'ambito della democrazia, dei diritti umani, della libertà regligiosa e di espressione. Se si ha intenzione di fare solo affari con la Cina si rischia di perdere la faccia, anche per i cinesi stessi. Insomma l'oceano di saggezza è davvero un grande uomo.
... Piedi scalzi, seduto in posizione yoga e avvolto nella sua tunica giallo-arancione, "Oceano di Saggezza" ha modi semplici, informali. Stringe la mano con convinzione, fa spazio dentro alla suite dell'hotel Exedra di Roma. Eccoci dice, go on, parliamo.
Perché non ha incontrato il governo italiano? "Già, perché? Chiedetelo a loro" ribatte, con il suo solito, disarmante sorriso. L'icona mondiale del pacifismo, 72 anni di cui 48 passati in esilio, torna serio. "Me ne dispiace. Un piccolo rimpianto c'è anche per non aver visto il Papa. Ma se ha trovato qualcosa di sconveniente, nell'incontrarmi, per me va bene, non c'è problema. Il Papa però rappresenta un'importantissima spiritualità. E la spiritualità deve essere ferma quando si tratta di principi". Sua Santità, crede che le pressioni della Cina abbiano condizionato il governo italiano? "Ovunque io vada, cerco sempre di non recare disturbo, quindi se provoco imbarazzo a qualche governo rispondo "Ok, nessun problema". Non sarò certo io a protestare. Il mio obiettivo più grande è la promozione dei valori umani e l'armonia tra le religioni. Ecco, l'unica cosa che mi sento di dire è forse che anche i governi e i leader politici dovrebbero fare qualcosa di più per promuovere i diritti umani e i valori (ride)".
Lei ha parlato più volte di un genocidio culturale in Tibet. "Nel nostro paese, è vietato tenere una statua di Budda in casa, o esibire qualsiasi oggetto religioso. E' proibito fare pellegrinaggi ai templi. Nelle scuole, le autorità cinesi hanno tolto ogni riferimento alla religione, mentre nei monasteri buddisti sono incominciati gli indottrinamenti politici, divisi in punti. Il primo punto è quello che invita a criticare il Dalai Lama".

In Tibet è addirittura proibito pronunciare il suo nome, giusto? "Hanno anche tolto tutte le mie fotografie. Ma non fa niente. La cosa fondamentale è che nel nostro paese c'è un'insofferenza sempre maggiore e che qualsiasi manifestazione di protesta o critica alle autorità cinesi viene repressa con la violenza. Arresti e torture sono all'ordine del giorno. I tibetani vengono trattati come cittadini di seconda classe nel loro stesso paese. Anzi, come animali da bastonare, a cui è negata qualsiasi dignità".
Le capita di provare rabbia o frustrazione? "Non sono abituato a lasciarmi andare a questi sentimenti. E' molto meglio rimanere calmi, proteggere la propria pace mentale".
La Cina l'accusa di essere un leader politico che cerca l'indipendenza, un separatista. "Sono accuse calcolate, perché da tempo i cinesi sanno che non cerchiamo l'indipendenza. Purtroppo è ormai chiaro che è in atto una strategia di denigrazione nei miei confronti. Volontaria e costante". Se non cercate l'indipendenza, quali sono gli ostacoli per trovare un accordo con Pechino?
"Dal 2001 ci sono stati sei incontri tra la nostra delegazione e il governo cinese. Fino all'anno scorso, nel nostro penultimo colloquio, avevamo fatto molti progressi. Nella primavera 2006 sono invece ricominciate le accuse nei miei confronti e la repressione all'interno del Tibet. Prima dell'estate, durante il nostro ultimo incontro, Pechino ha rotto il dialogo. Dicendoci soltanto: "Non c'è nessuna questione aperta sul Tibet". Oggi devo ammettere che la situazione è molto critica, difficile. Da parte nostra nulla è cambiato. Siamo sempre in cerca di un riconoscimento della nostra autonomia, all'interno della Costituzione della repubblica popolare cinese".

E' a favore del boicottaggio delle Olimpiadi? "No. Da subito, mi sono pronunciato contro il boicottaggio. La Cina è un grande paese, si merita le Olimpiadi. Penso però che per essere un buon ospite, Pechino dovrebbe prestare più attenzione alle preoccupazioni di governi e Ong sulle violazioni di diritti umani, libertà religiosa e di espressione, e sul rispetto dell'Ambiente".
Cosa possono fare i governi occidentali per aiutare la causa tibetana? "La mia opinione su questo è che la Cina non deve essere isolata dalla comunità internazionale. E se guardiamo all'economia, l'integrazione dei cinesi è già nei fatti, ma non è sufficiente. Il mondo libero ha la responsabilità morale di portare la Cina nell'ambito della democrazia. La relazione economica deve essere un'amicizia alla pari, in cui vengono tenuti fermi i valori delle società aperte e democratiche. Se ci si presenta solo per fare affari, ripetendo unicamente "Sì, ministro", allora si rischia di perdere la faccia, e anche il rispetto dei cinesi".
Se non fosse stato un Dalai Lama, cosa avrebbe fatto? "Ma è impossibile! Un sogno! (ride) E' vero però che la mia mente è molto scientifica. Anche Mao Zedong me lo aveva detto. Forse avrei fatto qualche mestiere attinente alla meccanica".
E' vero che ama riparare i motori? "Certo, usando gli attrezzi e sporcandomi le mani di grasso. Quando ero giovane, però. Ora non lo faccio più". Come sarà scelto il prossimo Dalai Lama? "Ci sono tre opzioni. La prima, prevede che il mio successore sarà eletto con una procedura simile a quella del Papa, scelto da un conclave di religiosi. La seconda, potrebbe essere la scelta del Dalai Lama prima della mia morte. E' già successo. Infine, è possibile la mia reincarnazione, dopo la mia morte. In questo caso, se morirò in esilio, la mia nuova reincarnazione dovrà portare a termine quello che non ho potuto fare in questa vita. E quindi il prossimo Dalai Lama nascerà fuori dalla Cina".
I cinesi potrebbero scegliere loro il suo successore, come già è accaduto per il Panchen Lama. "Se fosse così non sarebbe un Dalai Lama, ma soltanto un pupazzo (ride). Speriamo non lo facciano, anche se lo temo: i nostri fratelli e sorelle cinesi sono molto furbi e amano complicare le cose (ride)".
E lei si ricorda il momento in cui è stato riconosciuto come la quattordicesima reincarnazione del Dalai Lama? "Avevo due anni, vivevamo in un remoto villaggio del Tibet orientale. Mia madre racconta che nei giorni precedenti all'arrivo della delegazione in cerca del nuovo Dalai Lama, ero stranamente eccitato. Poi quando i lama arrivarono, corsi verso di loro e riconobbi come miei gli oggetti del precedente Dalai Lama. E dopo due giorni, mentre andavano via, mi misi a piangere. Un comportamento molto strano: quale bambino vuole seguire degli estranei, invece che rimanere con la propria madre? (ride)".
Non deve essere stato facile diventare improvvisamente, così piccolo, un Dio Re. "Fortunatamente, venivo trattato come un bambino normale. Durante le cerimonie ero sul trono, ma quando giocavo con gli altri bambini ero uno di loro. Mi capitava spesso di perdere, e mi arrabbiavo parecchio. La sera, ci sedevano in cerchio a bere tè, mangiando zuppe. Mi ricordo che guardavo con invidia la ciotola degli inservienti, molto più grande della mia (ride). Noi bambini ci raccontavano storie di fantasmi, che di notte mi terrorizzavano (si copre gli occhi e ride). Ero davvero un bambino come gli altri, felice. Se io e mio fratello facevamo capricci per non studiare, il maestro ci prendeva a frustate. L'unica differenza era che il frustino per me era giallo, del colore sacro. Il dolore, però, era lo stesso! (ride)".
Durante l'adolescenza, il suo paese è stato invaso e lei si è ritrovato a trattare con il Grande Timoniere, Mao Zedong. "Lo incontrai nel 1954 a Pechino. Mi trattò come un figlio, mi diede consigli. Mi aveva quasi convinto ad iscrivermi al partito comunista. Ancora adesso mi considero metà buddista, metà marxista. Davvero, credo che il marxismo sia ancora la chiave di una giustizia sociale ed economica".
Eppure nel marzo 1959 dovette scappare dal Tibet, in piena notte e a dorso di uno yak. "Dal palazzo reale di Potala vedevo l'artiglieria cinese avanzare. Non ho scelto l'esilio, sono stato costretto. E adesso è quasi mezzo secolo che sono un homeless, un senza casa, per fortuna ho trovato tanti amici all'estero, anche in Italia (ride)". Ha voglia di esprimere un desiderio per il 2008? "Spero che la Cina si aprirà al mondo, con fiducia e speranza". (di ANAIS GINORI, 15 dicembre 2007)

lunedì 19 novembre 2007

La mostra delle foto che ho scattato in Tibet




I commenti alla mostra di Scarperia:
Silvia ha scritto:Tra cielo e spiritualità è il titolo giusto. Bellissime foto, bellissimi luoghi. COmplimenti e spero di poterci presto andare.
Marco ha scritto: I miei complimenti per lo spirito d'osservazione. Bellissime foto.
Elena ha scritto: Bellissime foto. Complimenti.
Sergio ha scritto:Un luogo mangifico meravigliosamente reso dal lavoro proposto. Complimenit.
uca ha scritto:Il Tibet che bello, il sogno di una vita! Belle foto!
Eloisa ha scritto:Ogni singolo volto, ogni montagna, ogni scorcio di cielo mi ha riempito gli occhi di un mondo lontano, fin'ora ignoto. Un buonissimo spunto per informarmi. Grazie, e complimenti.

giovedì 18 ottobre 2007

Il Dalai Lama è un pericoloso criminale?

"La pace mondiale si sviluppa attraverso la pace interiore. La pace non è l'assenza della violenza. La pace è una manifestazione della compassione umana". Questa è la frase del Dalai Lama che è stata riportata sul retro della Medaglia consegnata da Bush a Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, con tutti gli onori e che tanto ha fatto inc...are i cinesi. Un messaggio di pace dalla persona insignita con il Nobel per la Pace. Invece per i cinesi è un pericoloso bandito fanatico. Dalla Repubblica di oggi: PECHINO - Il governo cinese ha convocato l'ambasciatore degli Stati Uniti a Pechino per notificargli una nota di protesta contro l'accoglienza tributata al Dalai Lama a Washington. Il leader in esilio dei buddisti tibetani due giorni fa è stato ricevuto alla Casa Bianca dal presidente americano George W. Bush, seppure in forma privata; ieri poi lo stesso Bush ha presenziato, per la prima volta nella storia in un'occasione pubblica, alla solenne cerimonia in Parlamento durante la quale all'ospite è stata conferita la Medaglia d'Oro del Congresso, massima onorificenza civile Usa... La Repubblica Popolare considera il Dalai Lama un pericoloso oppositore secessionista, sebbene l'interessato abbia in più occasioni ribadito di puntare soltanto a una maggiore autonomia per la sua terra. Il Tibet fu invaso dall'Esercito Popolare di Liberazione maoista nel 1949, e annesso unilateralmente un anno più tardi. (l'articolo su La Repubblica ) Se masticate un po' di inglese leggetevi lo speciale sul Tibet della CNN: è molto interessante e ben fatto (per quel poco che capisco d'inglese) . Domanda finale: cosa ritenete che sia giusto fare? E' giusto "trascurare" il problema dei diritti umani per non compromettere le relazioni commerciali con la Cina?

martedì 16 ottobre 2007

Pechino contro il Dalai Lama

L'arroganza della Cina è oramai senza limiti. Anzi, è proprio la loro nuova potenza economica (e politica) ed il palese riconoscimento sulla ribalta internazionale del regime cinese che sta generando una escalation di intimidazioni verso tutti coloro che non sono allineati. Ad ascoltare le affermazioni della autorità cinese si rimane sbalorditi, viene da pensare che non è possibile cercare di imporre all'opinione pubblica mondiali simili scemenze. La notizia di oggi rilanciata dall'Ansa è sintomatica: "Pechino minaccia Washington, "Nessuna medaglia al Dalai Lama" Vediamo di ricapitolare cosa sta succedendo a 10 mesi dall'inizio delle Olimpiadi (ricordo che la Cina, al momento dell'assegnazione dei Giochi, si era impegnata a risolvere la questione dei diritti umani e delle minoranze). 1) La mattina del 10 ottobre 2007 una trentina di attivisti tibetani appartenenti al movimento Tibetan Youth Congress hanno indetto una manifestazione di protesta di fronte all’ambasciata cinese di New Delhi per chiedere a Pechino l’immediata abrogazione della legge in base alla quale tutte le reincarnazioni dei lama tibetani devono essere riconosciute e approvate dal governo cinese. La normativa, emanata nell’agosto 2007 dall’Ufficio di Stato per gli Affari Religiosi ed entrata in vigore il 1° settembre, stabilisce infatti che “Il riconoscimento dei cosiddetti buddha viventi reincarnati, avvenuto senza l’approvazione del governo, è illegale e non valido”. In questo modo la Cina si arroga il potere di riconoscere le future reincarnazioni compresa quella del Dalai Lama. (dal sito dell'Ass. Italia-Tibet). 2) La Cina si è irritata nei giorni scorsi con la Germania semplicemente perchè la Cancelliera Merkel aveva ricevuto il Dalai Lama. Per rappresaglia sono stati cancellati degli incontri già programmati con delegazioni tedesche. 3) In precedenza , esattamente nello scorso maggio, cedendo alle pressioni cinesi, il Belgio ha chiesto al Dalai Lama di cancellare la sua visita a Bruxelles dove il leader tibetano avrebbe dovuto partecipare alla sessione inaugurale della quinta conferenza mondiale dei Gruppi di Sostegno al Tibet e incontrato alcuni parlamentari europei. Il governo belga, nel motivare la sua richiesta, aveva messo in relazione la visita del Dalai Lama a Bruxelles con una successiva visita a Pechino di una delegazione commerciale ed aveva ammesso di aver ricevuto ripetute sollecitazioni dal governo cinese affinché il Dalai Lama non effettuasse il suo viaggio in Europa. 4) Sul Corriere della Sera di oggi leggo che "il conferimento al Dalai Lama di una medaglia da parte del Congresso degli Stati Uniti, porterà «un grave danno» alle relazioni tra Cina ed Usa. Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri Liu Jianchao in una conferenza stampa a Pechino. In precedenza erano stati i delegati della Regione Autonoma del Tibet al 17° Congresso del Partito Comunista Cinese,in corso a Pechino, a tuonare contro il conferimento della medaglia al leader tibetano. «Siamo furiosi - ha affermato il leader regionale del Partito Zhang Qingli - se il Dalai Lama riceve un premio del genere, vuole dire che nel mondo non c' è giustizia, non ci sono buone persone». Liu Jianchao, il portavoce del ministero degli esteri, ha precisato che secondo la Cina conferire un riconoscimento al Dalai Lama costituisce «una grave interferenza negli affari interni cinesi». Il leader tibetano chiede per il Tibet una «genuina autonomia» ma Pechino continua ad accusarlo di essere favorevole all'indipendenza del Tibet. Nelle ultime settimane la stampa cinese ha pubblicato una lunga serie di violenti articoli contro il Dalai Lama, accusandolo tra l' altro di essere un assassino ed un sostenitore di sette di fanatici religiosi come quella giapponese dell' Aum Shirikyo, responsabile di attentati che hanno causato la morte di decine di persone. Non è chiaro se gli articoli facciano parte di un tentativo di bloccare la cerimonia in onore del leader tibetano a Washington o abbiano altre motivazioni. 5) 11 giugno 2007: l’organizzazione Human Rights Watch (leggi il rapporto originale) denuncia il forzato trasferimento di settecentomila tra pastori e nomadi dai pascoli dell’altopiano tibetano e delle aree adiacenti in case coloniche situate nelle vicinanze dei centri abitati. I pastori sono stati obbligati ad uccidere il bestiame ( yak, pecore e capre), in cambio di rimborsi minimi o inesistenti. Le persone trasferite nelle aree urbane incontrano inoltre enormi difficoltà a trovare un lavoro dignitoso in grado di garantirne la sopravvivenza, in parte perché non conoscono la lingua cinese e in parte perché non possiedono il denaro necessario all’avvio di una qualsiasi attività. Secondo il governo cinese, il processo di urbanizzazione, iniziato nel 2000 e proseguito a ritmi serrati a partire dal 2003, è necessario per la protezione dell’ambiente e per “sviluppare”, “civilizzare” e “modernizzare” sia le aree interessate sia la popolazione. Human Rights Watch, che ha chiesto a Pechino di sospendere i trasferimenti e di consentire ai pastori e ai nomadi di tornare alle proprie terre, ritiene invece che dietro questa politica si nasconda il desiderio di cancellare la cultura tibetana e di assimilare i tibetani alla popolazione han. (Potete leggere un interessante articolo su Peace Reporter del 16/10/07) Davanti a queste notizie il mondo non ha niente da dire?? O forse per noi la Cina è soltanto una potenza economica da aiutare per migliorare il tenore di vita di tanti poveracci e che ci consentirà di andare in giro con una nuova fiammante Lambretta (da Repubblica di oggi: "Ecco la Lambretta cinese. Il debutto al supermarket")

giovedì 27 settembre 2007

La Nepal Airlines sacrifica due pecore davanti ad un Boeing 757 (non è uno scherzo!)

Questa notizia non mi meraviglia dopo aver visto il Nepal. Ma è comunque clamorosa. In pratica la Nepal Airlines ha deciso di sacrificare due capre sulla pista di Kathmandu davanti ad un Boeing 757 per migliorare il servizio e risolvere alcuni inconvenienti tecnici. Il sacrificio ha avuto successo ed i voli successivi si sono svolti regolarmente!! Nepal's state-run airline has confirmed that it sacrificed two goats to appease a Hindu god, following technical problems with one of its aircraft. Nepal Airlines said the animals were slaughtered in front of the plane - a Boeing 757 - at Kathmandu airport. The offering was made to Akash Bhairab, the Hindu god of sky protection, whose symbol is seen on the company's planes. The airline said that after Sunday's ceremony the plane successfully completed a flight to Hong Kong. (Fonte: Viaggiinasia.com e BBC News)

mercoledì 19 settembre 2007

QATAR AIRWAYS? NO GRAZIE

Abbiamo scelto di volare con la Qatar Airways per vari motivi. Tra le varie compagnia aeree che potevamo scegliere la Qatar sembrava offrire il miglior rapporto qualità prezzo, oltre alla comodità di dover fare solo uno scalo a Doha. Io non amo volare e quindi mi sento meglio quando il viaggio è più corto e l'aereo più moderno. La Qatar Airways è una compagnia che ha investito molto e che punta, così dicono, alla qualità del servizio ed alla soddisfazione del cliente. La nostra esperienza è stata molto diversa. All'andata siamo partiti da Roma il venerdi sera e siamo arrivati a Doha (la capitale del Qatar, un emirato arabo nel golfo Persico) all'alba del sabato. Allo sportello dei transiti ci hanno detto, senza tante giustificazioni o scuse, che per overbooking non avremmo potuto prendere il volo per Kathmandu e che ci mettevano in albergo in attesa del volo della sera. Incazzarsi non è servito a niente. Ma come: fate discorsi sulla qualità e poi vendete più biglietti dei posti disponibili? Al momento della prenotazione fatta sul loro sito abbiamo addirittura scelto il posto e cosa volevamo mangiare!! Comunque la sera partiamo (arrivati all'aeroporto non abbiamo trovato niente di tutto quello che ci avevano assicurato la mattina) e passiamo una seconda notte in aereo. All'alba del secondo giorno di viaggio vediamo Kathmandu sotto di noi, l'aereo inizia le operazioni di atterraggio ma poi riprende quota e ci porta a Dakha in Bangladesh. Scarsa visibilità ci dicono. Aspettiamo due ore sulla pista e poi ripartiamo per Kathmandu dove arriviamo alle 11 della domenica, cioè con 18 ore di ritardo. Delle nostre valigie nessuna traccia!! Arriveranno il giorno seguente con due voli differenti. Che strazio, però la faccenda si è risolta, siamo in Nepal, abbiamo i bagagli e ci buttiamo nelle vacanze. Al ritorno il volo è andato bene, niente overbooking, niente problemi a Doha. Arriviamo a Fiumicino, la prima valigia inizia a girare sul nastro, della seconda nessuna traccia. Siamo increduli. Siamo sfigati noi oppure c'è qualcosa che non funziona? La denuncia alla EAS ci ha fatto perdere il treno per Firenze. Ad oggi nessuna notizia della seconda valigia. Probabilmente è ammonticchiata con tante altre in un deposito in mezzo al tristissimo deserto qatarese ma nessuno sembra preoccuparsene. Chi sei tu e la tua misera valigia, cosa vuoi da noi? Qui nel Qatar abbiamo ben altri problemi a cui pensare. Per esempio dobbiamo studiare sistemi di irrigazione per i bellissimi campi da golf che abbiamo appena costruito nel deserto, o commercializzare le nuove isole artificiali del progetto Riviera Arabia. (guardate il sito ne vale la pena)

giovedì 6 settembre 2007

Kathmandu (il ritorno)

Il ritorno a Kathmandu e' stato lungo ed avventuroso. Non ci aspettavamo una strada cosi' piena di insidie, buche, fango, frane, cascate e torrenti da guadare. Ma ce l'abbiamo fatta. Ora siamo a Kathmandu. Anche qui la situazione non e' delle migliori. Le tensioni sociali sono altissime e sono sfociate in attentati con vittime. Ma le zone turistiche sembrano essere tranquille. Comunque domattina partiamo. La citta' appare come l'avevamo lasciata, con le sue miserie umane, lo sfascio di tutto (e' appena finito un black-out), la sporicizia ed il puzzo. E dietro a tutto questo c'e' un patrimonio artistico assolutamente eccezionale. Qui si intrecciano le culture newari, nepalese ed indiana, il buddismo e l'induismo si intrecciano saldamente, a volte quasi si confondono. E' un posto pieno di fascino che suscita amore e ribrezzo. Parole forti? Beh, qui in Nepal tutto e' forte per noi. Il Tibet ci appariva come un povero ma bellissimo paradiso terrestre. Franco ci ha detto "bentornati nella civilta'". E' solo che qui hanno un turismo internazionale da molto piu' tempo ed hanno attrezzature e servizi piu' adeguati. Ma il Tibet e' un'altra cosa!! Gia' ci manca. Comunque in queste tre settimane abbiamo visto davvero un altro mondo. Ora cominceranno i bilanci e le riflessioni. Sicuramente questa non e' stata una semplice vacanza ma una vera e propria esperienza di vita. Il prossimo post lo scrivero' dall'Italia. A presto.

lunedì 3 settembre 2007

Nyalan (discesa verso il Nepal)

Siamo a Nyalan in attesa che ci facciano passare ad una sbarra. Abbiamo iniziato la discesa verso il Nepal. Domani mattina attraverseremo a piedi il ponte dell'amicizia (?) e lasceremo il Tibet. Ieri siamo arrivati al Campo Base dell'Everest. Bellissimo. L'Everest era li' davanti a noi, maestoso, scintillante in pieno sole (good luck continuava a dirci la guida) ; non e' una semplice montagna, e' la regina delle montagne. Il nome tibetano - Qomolangma - vuole proprio dire la dea delle montagne. Quando sei li che la guardi, da 5250 metri, che svetta sopra di te senti che e' proprio vero e' la dea delle montagne. E non e' vero che e' diventato un posto turistico. Ad un certo punto, sulla collinetta davanti alla vetta, eravamo soli..................... finalmente il silenzio del Tibet, solo il vento, noi e l'Himalaya. Oltretutto la strada che porta al campo base non e' una strada, ma una vera e propria pista con guadi di fiumi, buche, fango, insomma un fuoristrada di 4 ore. E poi arrivati a 5 km dal campo base tocca lasciare la macchina e salire su un carretto sgangherato trainato da un ronzino pelle ed ossa che in 40 minuti ti porta su. Insomma ci siamo divertiti. La nostra vacanza tibetana volge al termine dopo 3000 km (di cui almeno 1000 di duro sterrato), tanti monasteri, una natura mozzafiato, persone stupende, tanta miseria................ e tanto riso con le verdure!!! Ritorniamo a Kathmandu e poi venerdi rientro in Italia. Un abbraccio a Marzia e Raffaele che hanno voluto sfidarci ma sono arrivati solo a 3400 metri (buuu) ed a Leonardo e Chiara che ci seguono assiduamente. PS per Leonardo: nel villaggio piu' scalcinato che abbiamo visto, in mezzo al niente, in una botteguccia misera, di colpo il ragazzo del negozio ci sente parlare ci porta dentro e ci mostra con orgoglio il poster di Cannavaro che alza la Coppa del Mondo!!!!!!!!!!!!! (e con sopra la figurina di Del Piero). Foto di rito saluti e............... ma se non hanno nemmeno la corrente!!

sabato 1 settembre 2007

Shegar (Qomolongma Park)

Accidenti. Stavamo scrivendo un nuovo post sul riso cinese (e su Explorer e Google in cinese!) quando e' saltata la corrente. E siccome qui la testa va a due a causa dell'ossigeno, che e' la meta' di quello a cui siamo abituati, non ci ricordiamo piu' niente. Stasera siamo soltanto a 4100 metri. Oggi abbiamo fatto un passo a quota 5248. Bellissimo!! Abbiamo cominciato a vedere l'Himalaya. C'erano le nuvole basse.............. le nuvole basse? Ci siamo guardati in faccia..... e siamo scoppiati a ridere.... ma siamo noi a 5000 metri altro che le nuvole basse!!! Domani mattina partiamo alle 7.00 ed andiamo su fino al campo base dell'Everest (che in realta' si chiama Qomolongma, solo noi occidentali lo chiamiamo Everest). Oramai siamo acclimatati e non dovremmo risentirne. Ad alta quota ci si sente come ubriachi............ Qui si sente forte la potenza della natura. La Friendship Highway - che abbiamo percorso oggi - e' stata appena rifatta eppure in tanti punti l'acqua dei monsoni estivi l'ha distrutta e senza un fuoristrada e' un impresa farla. E poi lungo la strada piu' importante del paese passera' una macchina ogni 5 minuti! Oggi per la prima volta abbiamo assistito alla preghiera con gli strumenti, avete presente i tamburi in pelle di yak (ovvio), i piatti tibetani e quelle trombe lunghe un paio di metri. Fanno un suono incredibile. L"atmosfera era veramente suggestiva. Per fortuna siamo arrivati in fondo al post senza altri black out. Ed ora i saluti di rito ai fedeli (senza i tromboni tibetani pero'). Mi ero dimenticato di dire che 600 foto erano solo quelle fatte in Tibet. Ci sono anche quelle del Nepal!!! Un abbraccio a tutti, qui sono le 21.00 e stiamo crollando dal sonno. Sogni d'oro.

giovedì 30 agosto 2007

Shigatze

Le moderne tecnologie sono incredibili. Siamo in un posto sperduto con un computer tutto in cinese eppure riesco a leggere i vs messaggi. E' emozionante!! Cercare di capirsi con la ragazza che volevamo usare internet e' stata una impresa, ma ci siamo riusciti a gesti. Qui nessuno parla inglese, solo cinese o tibetano.
Dopo Lhasa ci siamo immersi nella natura dell'altopiano tibetano, un'area immensa grande quattro volte la Francia praticamente disabitato, che parte da 4000 metri e va su. Abbiamo fatto un passo a 5190 metri da cui si domina questa terra immensa a perdita d'occhio. Solo puntini neri (che sono le tende dei nomadi ed i loro yak) e bianchi (pecore). Un vento tremendo faceva sventolare (garrire?) le bandierine di preghiera, comprese quelle che abbiamo steso noi. E poi siamo scesi ai 4700 metri del Nam-tso, il lago salato piu' alto del mondo. Potete immaginare che la terra del Tibet e' nata dallo scontro del subcontinente indiamo con quello asiatico? E' che qui ci sono laghi salati e dune di sabbia e conchiglie e coralli? Eccezionale davvero!! Il Nam-tso e' un posto ai confini del mondo, almeno di quello che noi conosciamo. Abbiamo dormito in una tenda e mangiato in una tenda ristorante con la stufa alimentata con la cacca di yak essiccata. Dormire a questa altitudine non e' facile ma ce l'abbiamo fatta e la mattina siamo rimontati sulla nostra toyota con destinazione Gyantse, una lunga tappa di trasferimento attraverso un paesaggio fantastico e tratti di autentico fuoristrada. Dal finestrino della macchina scorre un altro mondo. Dovrei fotografare tutto ma mi contengo, sono solo a quota 600. A Gyantse abbiamo visto il Kumbum, un chorten a nove piani che rappresentano i livelli piu' alti del percorso tantrico. Qui, fuori dalla citta', le persone sono piu' rilassate, ti salutano sorridendo, ti parlano in tibetano e sono curiosissime: abbiamo aperto la guida e si e' formato un capannello di persone, oppure sbirciano la mia macchina fotografica per vedere com'e' venuta la foto. Com'e' lontana l'Italia............................
Siamo felice di leggervi e ricambiamo i saluti di Chiara, Leonardo, Salvatore, Sonia e tutti quelli che ci leggono.

domenica 26 agosto 2007

Lhasa due

Siamo ancora a Lhasa la citta' santa del buddismo tibetano. E' un posto meraviglioso pieno di monumenti affascinanti. Ma forse la cosa che ci ha colpito di piu' e' la gente, almeno la minoranza tibetana. Si perche' oramai i tibetani sono una minoranza, almeno qui a Lhasa. E' incredibile, per noi, incontrare delle persone che ti guardano e ti sorridono. Apertamente. Anche i monasteri, pur essendo diventati dei musei con prezzi di ingresso elevati, mantengono la loro spiritualita' e basta incontrare un monaco piu' disponibile con il quale scambiare qualche gesto o qualche parola (grazie alla nostra guida che traduce) per ritrovare quella pace e quella semplicita' che noi, probabilmente, abbiamo perso. Come e' successo stamattina a Drepung dove abbiamo fatto inizializzare un mala per Raffaele da un monaco simpaticissimo. Il mantra OM MANI PADME HUM, sussurrato o cantato dai monaci e dai pellegrini, risuona ovunque. Come il rumore delle ruote di preghiera, che contengono il mantra, che le persone fanno girare di continuo. Il sole esce tutti i giorni verso la fine della mattina, come ci ha detto, a gesti, una monaca stamattina che aspettava il sole per scaldarsi la minestra. Quando il sole esce picchia duro. Siamo a 3600 metri. Domani arriveremo a 4700 ma d'altra parte abbiamo gia' superato una volta i 5000. Abbiamo letto con piacere i messaggi di Marco e Sonia che abbracciamo. E' bello tenersi in contatto a 10000 km di distanza!! Alla prossima.

venerdì 24 agosto 2007

Lhasa

Eccoci in Tibet. Siamo a Lhasa. Come sospettavo ho dei problemi a visualizzare il blog ma almeno la tastiera e' quella internazionale. Ci sarebbero tante cose da dire, ogni giorno e' una nuova esperienza. La natura e' stupenda, oggi siamo arrivati a 4800 metri ed abbiamo retto abbastanza bene. I monasteri sono affascinanti; sono bui, pieni di odori di incenso e burro, enormi statue dei tanti Buddha e tangka colorati. Ieri Samye, oggi il Jokhang a Lhasa. Non ci sono parole che possono esprimere quello che stiamo vedendo e vivendo. Forse le tante foto potranno dare un'idea di tutto cio'. Siamo contenti di questa esperienza. Siamo davvero in un altro mondo!!

martedì 21 agosto 2007

Kathmandu

Siamo a Kathmandu, in Nepal, e domani partiremo per il Tibet. Arrivare qui e' stato avventuroso ma ce l'abbiamo fatta. Riesco a scrivere questo post grazie al computer dell'Apeiron, la Onlus italiana presso cui alloggiamo. Kathmandu e' un posto incredibile, non ci sono parole che possono descrivere adeguatamente un posto cosi'. Il Nepal e' una nazione piena di contrasti. Non abbiamo mai visto una simile poverta', strade scassate, fango, spazzatura, mucche tra le macchine, un traffico impazzito ed un inquinamento spaventoso. Ma anche monumenti bellissimi, due religioni - quella buddista e quella hinduista - che convivono tranquillamente, a volte quasi si confondono. Abbiamo visto le cremazioni lungo il Bagmati a Pashupatinath e gli stupa buddisti di Swayambhunath e Bodhnath, Durbar Square e la Kumari, dea bambina vivente! Ma a volte i monumenti scompaiono davanti all'umanita' che qui, a differenza che da noi, non fa da sfondo. Gli odori (e il puzzo), le facce delle persone, i colori dei vestiti, la pioggia monsonica, i bambini di strada, i negozietti illuminati da una sola candela, le mucche ed i cani randagi che mangiano nella spazzatura........ beh questa e' Kathamandu, una citta' da un milione e mezzo di persone!! Ci sara' tempo per riflettere. Figuriamoci poi domani che toccheremo il quinto aeroporto in sei giorni. Stasera a Bodhnath abbiamo avuto l'antipasto di quello che ci aspetta nei prossimi giorni, con i buddisti che si ritrovano in questo enorme stupa (tempio circolare consacrato a Budda) e pregano percorrendone il perimetro in senso orario e girando i mulini di preghiera. Per domani Franco ci ha spiegato tutto. Alle 10.45 (le 7.00 italiane) partiamo per Lhasa. La' ci aspetta la nostra guida. La cosa buffa e' che lui non puo' entrare nell'aeroporto ma noi non possiamo uscire senza avere una guida!! Ci dovrebbero essere dei poliziotti cinesi che ci verranno a prendere e ci congiungeranno alla guida verificando che sia tutto ok. Il visto e' ok. Insomma si parte!!

venerdì 17 agosto 2007

SI PARTE!!

Ci siamo, è arrivato venerdi 17, il giorno della nostra partenza per Nepal e Tibet. Un viaggione, la prima volta in un mondo tanto diverso dal nostro. L'Asia. Il Tibet. Un mondo magico, stupendo, drammatico, mistico. Il paese più alto del mondo, quello più vicino al cielo. Il nostro itinerario sarà questo:
18/08 Arrivo a Kathmandu
22/08 Kathmandu/Tsedang
23/08 Tsedang/Samye/ valle dello Yarlung/Tsedang
24/08 Tsedang/Lhasa
25/08 Lhasa/ Sera/Norbulinka/Lhasa
26/08 Lhasa 27/08 Lhasa/Ganden/Lhasa
28/08 Lhasa/Lago Namtso 29/08 Namtso/Gyantse
30/08 Gyantse/Shalu/Shigatse 31/08 Shigatse 01/09 Shigatse/Shegar
02/09 Shegar/Old Tingri/Everest C.B./Rombuk
03/09 Rombuk/Zhangmu
04/09 Zhangmu/Kathmandu
05/09 Kathmandu
07/09 Partenza da Kathmandu
Come ho già scritto cercheremo di scrivere qualcosa sul blog. Se le tastiere saranno in cinese.....beh non so cosa verrà fuori. Sarà divertente rileggerli! Che altro dire.......... buon viaggio. Seguiteci.

mercoledì 15 agosto 2007

Namaste (-2 alla partenza)

Oggi e Ferragosto e mancano solo due giorni alla partenza. L'intenzione è di postare qualcosa anche da laggiù. Le difficoltà potrebbero essere tante e non so se ci riusciremo. Dovremo trovare un collegamento internet e magari una tastiera internazionale. Mi chiedo: ma in Cina le tastiere come sono fatte? Hanno i loro caratteri e ideogrammi? Che dramma sarebbe!! Però gli faccio subito una foto, come mi ha chiesto Chiara. E poi funzionerà Google e Blogger? Sapevo che i motori di ricerca ed i blog era censurati dalla Cina. Le incognite di questo viaggio sono tante, meglio così. Avessimo voluto un tour all inclusive non avremmo scelto questa meta. Dal Nepal dovrebbe, in teoria, essere più semplice collegarsi. A proposito di Nepal. Noi saremo ospiti dell'associazione Apeiron, una onlus italiana che realizza e coordina progetti di sostegno e sviluppo rivolti ai membri più deboli della società civile, con il proposito di informarli su quei diritti fondamentali che la realtà nepalese, fatta di esclusione, marginalità e sfruttamento, non garantisce Anche questa sarà una esperienza nell'esperienza. Saranno vacanze piene di significati e riflessioni. Di posti incantevoli con cui riempirsi gli occhi, di suoni e colori da annusare. Un altro mondo. Namaste. (per informazioni sulle attività di Apeiron clicca qui)

lunedì 13 agosto 2007

VIAGGIARE (è iniziato il conto alla rovescia -4)

Le mie camminate, i miei viaggi sono stati e sono ancora oggi, in fondo, una fuga; non la fuga da se stessi, l'eterna fuga dall'interiorità verso l'esterno, ma proprio il contrario: un tentativo di fuga da questo tempo della tecnica e del denaro, della guerra e dell'avidità, da un tempo che pretende avere splendore e grandezza, ma che la parte migliore di me non può né accettare né amare, al massimo sopportare. (Hermann Hesse) I viaggi li vedrei di due tipi fondamentali. Uno, quelli all'esterno dei grandi muri d'idee. Due, quelli con perforazione o salto dei muri d'idee ... I viaggi del secondo tipo portano sempre ad esperienze mentali e spirituali stimolanti, piene di suggestione (...). In un viaggio del secondo tipo potrà capitare che tu resti sotto lo stesso cielo e nello stesso clima di casa (come avviene a chi passa da Salonicco ad Istanbul, o da Lahore ad Agra), può darsi che la gente non cambi notevolmente d'aspetto fisico (come scopre chi naviga, per esempio, da Trapani a Tunisi), può darsi che i sistemi di governo siano simili, può anche avvenire di parlare la medesima lingua (come nota chi vola da Mosca a Samarcanda, o chi segue una carovana da Skardu a Leh), eppure ben presto noterai qualcosa nell'aria che ti farà concludere d'aver varcato uno di quei confini tra gli uomini oltre il quale cessano le variazioni quantitative e s'instaura un salto qualitativo. (Fosco Maraini)

venerdì 10 agosto 2007

Internet Point in Nepal

Ci stiamo preparando al grande viaggio. La prima tappa sarà il Nepal. Da lì, se riusciremo ad avere il visto (attualmente la frontiera è chiusa) andremo in Tibet. Se troverò un Internet Point cercherò di mandare qualche notizia. Per ora mi sto allenando a capire come può funzionare il sistema Blogger Mobile.

mercoledì 8 agosto 2007

Reporters sans Frontieres "Promesse cinicamene non mantenute"

Sul sito di Repubblica, nella sezione Sport (!!!), ho trovato l'appello di Reporters sans Frontieres sulle prossime Olimpiadi cinesi del 2008. Non so cosa c'entri questo con lo sport. Si tratta di diritti umani. Ma forse anche questo è un modo per non dare troppo risalto alle notizie scomode. Avete letto il mio post sulla lettera di Padre Zanottelli a Prodi (un prodino di pace)? Beh....... è meglio non rovinarsi l'estate con sterili polemiche. Ed allora parliamo di sport!! Appello dell'organismo internazionale che difende la libera informazione: "A un anno dai Giochi i diritti umani continuano ad essere violati". A partire dall'8 agosto 2008, decine di migliaia di atleti, amanti dello sport e giornalisti si incontreranno a Pechino per i Giochi olimpici. Un anno prima di quella che dovrebbe essere una grande festa, molti progetti sono ancora in fase di realizzazione. La costruzione dei nuovi stadi è già a buon punto ma in tutta la Cina, le libertà e i diritti umani continuano ad essere sistematicamente violati. Nonostante le promesse fatte nel 2001 al Comitato olimpico internazionale, durante la cerimonia di assegnazione dei Giochi, il governo cinese non ha fatto praticamente nulla per migliorare la situazione. Eppure, all'epoca, un rappresentante del Comitato di candidatura cinese aveva dichiarato: "Affidando a Pechino la responsabilità dell'organizzazione dei Giochi olimpici, contribuirete allo sviluppo dei diritti umani nel Paese." Sei anni dopo, il bilancio è tuttavia amaro. Basta guardare la situazione dei media: almeno 30 giornalisti e 50 cyberdissidenti sono attualmente in carcere in Cina. Alcuni sono detenuti dagli anni '80. E molti di questi prigionieri hanno subito torture. In nome delle leggi che sanzionano severamente la "divulgazione di segreti di Stato", la "sovversione", o ancora il reato di "diffamazione", questi professionisti dell'informazione sono stati condannati a lunghe pene detentive per aver semplicemente scritto un articolo o inviato un'email. Inoltre, ancora oggi, il governo blocca l'accesso a migliaia di siti Internet di informazione. I programmi in cinese, tibetano e uighur di una decina di radio internazionali sono bloccati. Dopo aver eliminato da tutti i forum di discussione i contenuti considerati sovversivi, le autorità concentrano ora le loro energie per controllare blog e siti di scambio di video on-line. Gli strumenti di gestione dei blog sono programmati dagli organismi di censura per filtrare tutte le parole ritenute "pericolose". Anche se le condizioni di lavoro dei giornalisti stranieri sono leggermente migliorate, i media internazionali non possono ancora avvalersi della collaborazione di giornalisti cinesi, e non sono autorizzati a recarsi liberamente in Tibet e nello Xinjiang. Tutti coloro che amano lo sport saranno scioccati nel vedere i Giochi olimpici e gli atleti strumentalizzati da un governo che rifiuta di liberare migliaia di prigionieri di opinione, mettere fine alla tortura e ai lavori forzati. Purtroppo il Comitato olimpico internazionale è sempre rimasto estremamente cauto a riguardo, nonostante il rischio di screditarsi con il suo silenzio. Eppure la Carta olimpica non dice che lo sport deve essere messo a "servizio dello sviluppo armonioso dell'uomo per la creazione di una società pacifica, attenta al rispetto della dignità umana"? Non vogliamo assolutamente rovinare la festa e le competizioni. Sono la Cina e il Partito comunista che stanno infangando i Giochi e lo spirito olimpico. Un anno prima dell'apertura dei Giochi olimpici, la mobilitazione di tutti è dunque più che necessaria. Siamo ancora in tempo e possiamo ancora esigere che il governo cinese mantenga le promesse fatte. Ed è il Comitato olimpico internazionale che ha la responsabilità di operare perché questo avvenga. Il suo presidente, Jacques Rogge, deve alzare la voce e farsi sentire. Se questo non avvenisse, lo slogan dei Giochi olimpici 2008, "One world, One dream", non avrà nessun valore, e non potrà farci dimenticare il cinismo con il quale sono state tradite aspettative e promesse. Agli atleti, ai giornalisti, agli amanti dello sport, a tutti coloro che sono sensibili alle tematiche dei diritti umani, chiediamo di manifestare pubblicamente la loro preoccupazione per tutte le violazioni commesse in Cina in materia di diritti umani. Per fare in modo che l'8 agosto 2008 sia un giorno di festa non solo negli stadi ma... nel Paese tutto intero. Mimmo Candito, Presidente della Sezione italiana di Reporters sans frontières Robert Ménard, Segretario generale di Reporters sans frontières

sabato 28 luglio 2007

L'unico vero maestro non è in nessuna foresta, in nessuna capanna, in nessuna caverna di ghiaccio nell'Himalaya... E' dentro di noi.

In India si dice che l'ora più bella è quella dell'alba, quando la notte aleggia ancora nell' aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l' uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma «non sono due». Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell' amore diventano Uno. Quella è l' ora in cui in India - si dice - i rishi, «coloro che vedono», meditano solitari nelle loro remote caverne di ghiaccio nell' Himalaya caricando l' aria di energie positive e permettendo così anche ai principianti di guardare, appunto in quell' ora, dentro di sé, alla ricerca della spiegazione di tutto. (Terzani, Un altro giro di giostra)
Il ventotto luglio di tre anni fa Tiziano Terzani ha lasciato il suo corpo. Ha lasciato tutti noi che lo abbiamo amato. Che magari, come è stato per me, lo avevano appena conosciuto. Io l'ho sentito parlare ad un microfono aperto di Controradio nel periodo del Social Forum di Firenze. Ho subito comprato e letto i suoi libri e più leggevo e più mi piaceva. (Infatti ho scritto altri post). Terzani è così. Per alcuni è solo una moda, per altri un maestro di vita, ciò che vorremmo essere o che vorremmo sentirci dire. Un balsamo per il nostro cuore e benzina per la nostra mente. Perchè il bello di Terzani è che lui non si è posto come quello che ha scoperto il "rimedio" ed ora te lo vuole vendere. Lui ha trovato la sua strada, noi dobbiamo trovare la nostra. Questa è la sua grande e semplice verità. Tantissime persone lo adorano. Sono quelle che si ritrovano tutti i giorni nel forum dedicato a Terzani e che per stasera hanno organizzato incontri spontanei per leggere e ricordare in allegria Terzani. Non ci sono commemorazioni organizzate, con sindaci e personaggi illustri, ma aggregazioni tra amici in posti pubblici. Chi vuole può portare un libro e leggere un brano. Terzani non è un guru e non esiste il terzanismo come fenomeno di massa. Era uno di noi, una persona vicina, un amico, il babbo, un fratello maggiore. Govinda Hare Tiziano.

sabato 30 giugno 2007

Le strade del Tibet

............ e la foresta mantenne le sue millenarie promesse. Bastò incamminarsi. A ogni passo si animava di più, diventava più misteriosa, più sacra. Gli alberi parevano le navate di una immensa cattedrale, il sole filtrava obliquo fra le fronde come attraverso magiche vetrate. Presto attorno a noi non c'era più niente che ci ricordasse il nostro tempo. La sola traccia umana era il sentiero che ora saliva, ora precipitava in una forra oscura per poi salire di nuovo, sempre più su, sempre più in alto. Quella sulle pendici dell'Himalaya era la foresta di tutte le leggende...... Camminammo in religioso silenzio, attenti al frusciare delle foglie, allo scalpicciare lontano di un animale, al grido di un uccello. La foresta bisbigliava di mille vite e tutte assieme di una sola. (Terzani) Viaggiare. Si avvicinano le ferie e tutti domandano dove vai. Chi lo sa? Forse in Tibet? Tibet, posto mitico, forse troppo? Cosa cercare? Dove andare? Sempre citando Terzani "il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta; il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l'arrivare." Frase stupenda. Adoro Terzani. Dice cose bellissime. Lui aveva trovato il suo Tibet, aveva capito, aveva trovato se stesso, il Sè. Sono frasi semplici. Ma efficaci. "E' inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sè". Nel mio piccolo vorrei seguire questi semplici concetti. E' difficile. E' difficile farlo nel nostro mondo, nei nostri panni quotidiani, nella nostra gabbia dorata. La nostra vita è così vuota di contenuti. Piena di cose da fare, di oggetti da possedere, persone da usare, una corsa affannosa verso il benessere, quello materiale. E' la cultura dell'avere contrapposta a quella dell'essere. Il benessere chimico descritto nel video dell'ultimo post. Da raggiungere a tutti i costi. Ma la strada dov'è? La verità dov'è? "La verità è come la bellezza. Non ha limiti. Non può essere imprigionata nelle parole o nelle forme. E' senza fine." Noi con la nostra cultura occidentale di stampo cattolico, volenti o nolenti, siamo culturalmente abituati ad avere qualcuno che ci indica la strada, che ci dice cosa fare, qual'è la verità, dov'è il giusto. Se seguiamo le scritture abbiamo il paradiso garantito. Il nirvana è a portata di mano. Ma se ti spogli da tutto questo, se la strada la cerchi da solo, con la tua testa, seguendo il tuo istinto, il cuore o l'intelletto, allora questa strada è veramente difficile da trovare. Un senso alla vita, alla nostra esistenza, è difficile da dare. Invidio Terzani perchè è riuscito a trovare la sua strada. Ma la sua non può essere la mia. Ognuno deve trovare la propria. La mia qual'è? Se non può essere imprigionata nelle parole, va cercata. O per meglio dire, ci dobbiamo preparare per quando arriverà. La vita scorre inesorabile. Il Tibet è a portata di mano un'agenzia, due aerei, un giorno di viaggio, un albergo con l'aria condizionata, la Lonely Planet. Il rischio di trovarsi in una Disneyland buddhista, new age stile Buddha Bar, collanine e libri tantrici. Con i monaci buddhisti a bere un tea. Le foto da far vedere agli amici. Facile no? O forse troverò la mia piccola gompa con una finestra sul mondo. Ed un topolino a cui dare da mangiare. Nel silenzio assordante delle parole perse. Senza il silenzio non si sente! Senza il silenzio non c'è musica. Non cè amore. Come? Il Tibet è solo un simbolo. Viaggiare non serve. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. Buonanotte Tiziano il tuo cerchio si è chiuso, il tuo seme ha germogliato.

lunedì 25 giugno 2007

Sperare

E' il tramonto. I ghiacciai sono come di fuoco, le montagne su cui batte più il sole sono già nere e nell'aria è sospeso un pulviscolo d'oro. Le strade sono piene di gente; ognuno con una sua speranza. Tutti abbiamo bisogno di sperare. (Dharamsala, febbraio 1996, Tiziano Terzani, In Asia)