"Molti esploratori hanno provato a trovare lo scomparso "paradiso perduto" di Shangri-La, descritto nel romanzo "Orizzonte perduto" del 1933: un regno dove le persone vivevano in pace, senza odio, invidia, avidità o ira, producendo cibo e opere d'arte. L'autore, James Hilton, lo aveva collocato all'estremo ovest dell'Himalaya, come volevano i racconti di alcuni gesuiti di ritorno dal Tibet che diedero i natali al romanzo. Ma nessuno ne trovò mai traccia.
Ora, sembra che gli americani possano avercela fatta. La scoperta, divulgata soltanto nei giorni scorsi, risalirebbe addirittura al 2007, anno in cui si svolse la prima spedizione esplorativa del National Geographic condotta dall'esploratore Broughton Coburn e dall'alpinista Pete Athans.
In quell'occasione Coburn e Athans si spinsero nella parte superiore del Mustang, al confine tra Nepal e Tibet: lì hanno individuato delle caverne misteriose il cui ingresso si trovava a decine e decine di metri da terra. L'abilità di Athans e di altri climber che hanno preso parte alla spedizione ha permesso di raggiungere questi anfratti che, davanti agli occhi increduli di tutti, hanno rivelato tesori inestimabili.
Preziosi affreschi, santuari di secoli fa, manoscritti di antiche religioni tra cui la cultura Bon, opere d'arte sulla vita di Bhudda e scheletri di secoli e secoli fa. Tutto questo si trovava nelle grotte, che si stima risalgano a seimila anni fa. E tutto, grazie al clima del luogo, era quasi perfettamente integro.
Il tesoro ha fatto subito pensare a Shangri-La. "Molti studiosi ritengono che il regno di Shambhala sia esistito davvero - ha detto Coburn - e che ne siano rimaste tracce in diverse valli himalayane. Queste caverne nascoste furono create probabilmente quando la loro religione e i loro principi furono minacciati".
Una seconda spedizione di Coburn e Athans, nel 2008, ha permesso di mettere in salvo una parte dei tesori, che ora si trovano nel monastero di Mustang. La loro conservazione, infatti, rischiava comunque di essere messa in pericolo dall'erosione o dai terremoti.
La storia di questi ritrovamenti è oggetto di due documentari dal titolo "Lost Cave Temples of the Himalayas and Secrets of Shangri-La" che sono in onda questo mese sul canale satellitare del National Geographic. Eccone un assaggio."
(Sara Sottocornola sul sito Montagna.tv)
mercoledì 25 novembre 2009
martedì 24 febbraio 2009
Situazione tesa in Tibet
Il 26 febbraio inizia la festa di LOSAR, il capodanno tibetano, ma la situazione nel paese rimane tesa. L'opinione pubblica internazionale è presa da altre questioni e del Tibet se ne parla poco. Questo fa aumentare i timori che la Cina possa operare azioni di forza. La ricorrenza dei 50 anni dell'invasione cinese e dell'esilio del Dalai Lama potrebbe diventare un altro momento drammatico nella vita del paese delle nevi. Le frontiere resteranno chiuse per tutto il mese di marzo. Niente testimoni scomodi! Riporto il breve articolo apparso oggi su Peace Reporter.
I turisti intenzionati a visitare il Tibet nel mese di marzo si sono sentiti rispondere dalle agenzie turistiche che, per il momento, non è possibile.
Fino alla fine di marzo, mese nel quale cade il cinquantesimo anniversario della cacciata in esilio del Dalai Lama, le frontiere del Tibet rimarranno sigillate. A marzo dello scorso anno, l'opinione pubblica internazionale ha assistito alla forte ondata di proteste anti cinesi. Si è trattato delle manifestazioni più imponenti degli ultimi venti anni e che, secondo i gruppi di attivisti per i diritti umani, ha causato la morte di almeno 200 persone. Il Dalai Lama ha invitato a boicottare i festeggiamenti del capodanno cinese, che cade domani, in memoria di coloro che sono stati uccisi o imprigionati lo scorso anno, in seguito alle proteste. I gruppi di tibetani in esilio hanno descritto il boicottaggio del capodanno come "un atto di disobbedienza civile contro la repressione del governo di Pechino".
(Per approfondire l'argomento leggi qui)
I turisti intenzionati a visitare il Tibet nel mese di marzo si sono sentiti rispondere dalle agenzie turistiche che, per il momento, non è possibile.
Fino alla fine di marzo, mese nel quale cade il cinquantesimo anniversario della cacciata in esilio del Dalai Lama, le frontiere del Tibet rimarranno sigillate. A marzo dello scorso anno, l'opinione pubblica internazionale ha assistito alla forte ondata di proteste anti cinesi. Si è trattato delle manifestazioni più imponenti degli ultimi venti anni e che, secondo i gruppi di attivisti per i diritti umani, ha causato la morte di almeno 200 persone. Il Dalai Lama ha invitato a boicottare i festeggiamenti del capodanno cinese, che cade domani, in memoria di coloro che sono stati uccisi o imprigionati lo scorso anno, in seguito alle proteste. I gruppi di tibetani in esilio hanno descritto il boicottaggio del capodanno come "un atto di disobbedienza civile contro la repressione del governo di Pechino".
(Per approfondire l'argomento leggi qui)
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