mercoledì 8 agosto 2007
Reporters sans Frontieres "Promesse cinicamene non mantenute"
Sul sito di Repubblica, nella sezione Sport (!!!), ho trovato l'appello di Reporters sans Frontieres sulle prossime Olimpiadi cinesi del 2008. Non so cosa c'entri questo con lo sport. Si tratta di diritti umani. Ma forse anche questo è un modo per non dare troppo risalto alle notizie scomode. Avete letto il mio post sulla lettera di Padre Zanottelli a Prodi (un prodino di pace)? Beh....... è meglio non rovinarsi l'estate con sterili polemiche. Ed allora parliamo di sport!! Appello dell'organismo internazionale che difende la libera informazione: "A un anno dai Giochi i diritti umani continuano ad essere violati". A partire dall'8 agosto 2008, decine di migliaia di atleti, amanti dello sport e giornalisti si incontreranno a Pechino per i Giochi olimpici. Un anno prima di quella che dovrebbe essere una grande festa, molti progetti sono ancora in fase di realizzazione. La costruzione dei nuovi stadi è già a buon punto ma in tutta la Cina, le libertà e i diritti umani continuano ad essere sistematicamente violati. Nonostante le promesse fatte nel 2001 al Comitato olimpico internazionale, durante la cerimonia di assegnazione dei Giochi, il governo cinese non ha fatto praticamente nulla per migliorare la situazione. Eppure, all'epoca, un rappresentante del Comitato di candidatura cinese aveva dichiarato: "Affidando a Pechino la responsabilità dell'organizzazione dei Giochi olimpici, contribuirete allo sviluppo dei diritti umani nel Paese." Sei anni dopo, il bilancio è tuttavia amaro. Basta guardare la situazione dei media: almeno 30 giornalisti e 50 cyberdissidenti sono attualmente in carcere in Cina. Alcuni sono detenuti dagli anni '80. E molti di questi prigionieri hanno subito torture. In nome delle leggi che sanzionano severamente la "divulgazione di segreti di Stato", la "sovversione", o ancora il reato di "diffamazione", questi professionisti dell'informazione sono stati condannati a lunghe pene detentive per aver semplicemente scritto un articolo o inviato un'email. Inoltre, ancora oggi, il governo blocca l'accesso a migliaia di siti Internet di informazione. I programmi in cinese, tibetano e uighur di una decina di radio internazionali sono bloccati. Dopo aver eliminato da tutti i forum di discussione i contenuti considerati sovversivi, le autorità concentrano ora le loro energie per controllare blog e siti di scambio di video on-line. Gli strumenti di gestione dei blog sono programmati dagli organismi di censura per filtrare tutte le parole ritenute "pericolose". Anche se le condizioni di lavoro dei giornalisti stranieri sono leggermente migliorate, i media internazionali non possono ancora avvalersi della collaborazione di giornalisti cinesi, e non sono autorizzati a recarsi liberamente in Tibet e nello Xinjiang. Tutti coloro che amano lo sport saranno scioccati nel vedere i Giochi olimpici e gli atleti strumentalizzati da un governo che rifiuta di liberare migliaia di prigionieri di opinione, mettere fine alla tortura e ai lavori forzati. Purtroppo il Comitato olimpico internazionale è sempre rimasto estremamente cauto a riguardo, nonostante il rischio di screditarsi con il suo silenzio. Eppure la Carta olimpica non dice che lo sport deve essere messo a "servizio dello sviluppo armonioso dell'uomo per la creazione di una società pacifica, attenta al rispetto della dignità umana"? Non vogliamo assolutamente rovinare la festa e le competizioni. Sono la Cina e il Partito comunista che stanno infangando i Giochi e lo spirito olimpico. Un anno prima dell'apertura dei Giochi olimpici, la mobilitazione di tutti è dunque più che necessaria. Siamo ancora in tempo e possiamo ancora esigere che il governo cinese mantenga le promesse fatte. Ed è il Comitato olimpico internazionale che ha la responsabilità di operare perché questo avvenga. Il suo presidente, Jacques Rogge, deve alzare la voce e farsi sentire. Se questo non avvenisse, lo slogan dei Giochi olimpici 2008, "One world, One dream", non avrà nessun valore, e non potrà farci dimenticare il cinismo con il quale sono state tradite aspettative e promesse. Agli atleti, ai giornalisti, agli amanti dello sport, a tutti coloro che sono sensibili alle tematiche dei diritti umani, chiediamo di manifestare pubblicamente la loro preoccupazione per tutte le violazioni commesse in Cina in materia di diritti umani. Per fare in modo che l'8 agosto 2008 sia un giorno di festa non solo negli stadi ma... nel Paese tutto intero. Mimmo Candito, Presidente della Sezione italiana di Reporters sans frontières Robert Ménard, Segretario generale di Reporters sans frontières
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